Tettonica a placche, vulcani e terremoti

Nel 1910 lo scienziato ALFRED WEGENER propose la teoria della DERIVA DEI CONTINENTI secondo la quale in origine i continenti erano uniti in unico blocco: la PANGEA e solo in seguito si erano allontanati.
Il movimento delle zolle ha prodotto delle fratture e le terre si sono separate sino ad assumere la forma e la disposizione dei continenti attuali.
I continenti che vediamo oggi sono il risultato di un processo iniziato molti milioni di anni fa, che inizialmente venne chiamato deriva dei continenti e poi tettonica delle zolle o placche.
Ciò che mancava all'osservazione di Wegener era una spiegazione di come tutto ciò fosse avvenuto e di quale fosse il "motore" in grado di spostare i continenti.
Gli scienziati moderni hanno confermato l'ipotesi di Wegener della deriva dei continenti e hanno formulato la teoria della TETTONICA A ZOLLE, secondo la quale la crosta terrestre non è un blocco unico, ma è formata da numerose zolle o placche in movimento.
La crosta è suddivisa in una decina di "zolle" principali o "placche" di varia forma e dimensione; tutte queste placche si possono paragonare a zattere che "galleggiano" sullo strato immediatamente sottostante del mantello.
Per effetto combinato delle elevate temperature e delle pressioni questa parte della terra si muove.
I movimenti generano in superficie dei movimenti che chiamiamo terremoti.
I terremoti sono dei violenti movimenti della crosta terrestre.
Il punto sotterraneo da cui partono le onde sismiche è detto ipocentro.
Il primo punto della superficie in cui si sprigiona l’energia del movimento è detto epicentro.
L’epicentro è il luogo in cui si sprigiona maggiormente la potenza del terremoto.
Lo strumento utilizzato per “registrare” i fenomeni sismici è detto sismografo. Questo fornisce la rappresentazione grafica della quantità di energia.
Abbiamo due modi per misurare l’intensità di un terremoto:
·        la scala Richter (con grado massimo 10) che misura la “magnitudo”, cioè l’energia liberata dal movimento
·        la scala Mercalli (che ha fino a dodici gradi di intensità) che misura i terremoti in base all’entità dei danni causati nella zona colpita.
I terremoti non sono distribuiti sulla Terra in modo uniforme, si verificano infatti soprattutto dove esistono fratture e tensioni della crosta terrestre.
Tutte le volte che questa tensione si libera si origina un terremoto. Anche l’Italia, trovandosi lungo la linea di convergenza tra la zolla crostale africana e quella euroasiatica, è una regione altamente sismica.
I terremoti sono conseguenza di fratture e di movimenti della parte più esterna e superficiale della Terra chiamata crosta terrestre e, dove ci sono fratture possono avere origine vulcani.
I vulcani sono aperture naturali della crosta terrestre attraverso cui il magma (un insieme di rocce fuse, acqua e altre sostanze fluide e gassose) esce in superficie sotto forma di lava (materiale fluido incandescente), gas o materiale piroclastico (ceneri, lapilli, frammenti di lava solidificata).
In un vulcano si distinguono il serbatoio magmatico, più o meno profondo, che lo alimenta; il condotto o camino, attraverso cui il materiale magmatico è spinto in superficie; il cono, eventualmente formato dall’accumulo dei prodotti eruttivi e il cratere o bocca da cui sgorga la lava.
 Esistono poi i vulcani sottomarini, che sono quelli più diffusi sulla Terra: si tratta di spaccature della crosta oceanica da cui fuoriesce magma e gas. Da essi si originano le isole e gli arcipelaghi di origine vulcanica.
I vulcani vengono classificati in:
·        attivi ovvero quelli che entrano periodicamente in eruzione esempio l’Etna in Sicilia;
·        quiescenti (cioè a riposo) quelli che per lunghi periodi non hanno avuto eruzioni, ma nei quali l’emissione di gas testimonia che i vulcani non sono ancora spenti esempio il Vesuvio in Campania;
·        spenti quei vulcani che da moltissimo tempo non danno alcun segno di vita.

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